Giro d’Italia alla sua edizione n. 100, disegnato per un percorso del Belpaese ricco di suggestioni e di paesaggi da sogno, alla ricerca di emozioni ciclistiche, cui fanno da sfondo luoghi incantati: dalla Sardegna alla Sicilia, per la Calabria e la Puglia, risale tutto lo stivale per concludersi, come da tradizione, in piazza duomo a Milano.
Le immagini della diretta televisiva – quest’anno su Raidue, ma anche su Eurosport – e i notevoli servizi di contorno sulle reti RAI ci presentano, al di là delle vicende della corsa, angoli di Paese di grande suggestione: dalle meravigliose coste sarde, all’Etna; dalle spiagge della Calabria, ai paesi bianchi della Puglia, alla spettacolarità dei Trulli di Alberobello, al fascino della montagna d’Abruzzo. Così il leit motiv di questa prima parte del Giro 100, che prosegue verso il nord, dove le montagne, dal fascino inconfondibile e dai nomi leggendari, designeranno il vincitore.
E suona strano che l’edizione n. 100 non abbia trovato il modo di fare tappa nel Lazio…. A Roma forse, per l’omaggio alla Capitale, oppure in uno dei tanti centri che raccontano di storia, di arte, di cultura, di bellezze paesaggistiche, scrigni di tesori ineffabili: Tivoli, Viterbo, Frascati, Velletri, e tanti altri potevano ben aspirare alla sede di tappa dell’edizione n. 100.
Eh! Già, perché il Giro ciclistico, oltre a regalare emozioni sportive, rappresenta un mezzo di marketing eccezionale, per l’accento che mette sul territorio che attraversa, sulla città che lo ospita. Ecco allora, perché c’è in me un po’ di rammarico per una scelta che ha disegnato la geografia del Giro 100, come se il Lazio non esistesse.
Eppure le nostre strade pullulano di ciclisti amatori, che troverebbero in un evento importante la maniera per dare giusta visibilità al loro modo di vivere il territorio: con lo sguardo rivolto ai luoghi che attraversano, con il verde dei nostri paesaggi negli occhi, attraversando lentamente le nostre contrade in una dimensione slow della vita……
In questa ottica, accanto alla Gran fondo della Capitale, un evento spettacolare che richiama migliaia di ciclisti amatori, è necessario rilanciare un grande evento ciclistico del Lazio: quel Giro del Lazio, gara professionistica internazionale, che era divenuta una classica per Roma e per il nostro territorio, grazie all’impegno e alla dedizione di Franco Mealli e, poi di RCS, ma ora dismessa (ultima edizione nel 2014, con vittoria di Valverde, Ndr) per mancanza di interesse delle Autorità pubbliche e delle Imprese stabilite nei territori.
Eppure l’evento del Giro del Lazio regalava al mondo intero la visione dei patrimoni archeologici di Roma, quando, attraversando il parco dell’Appia antica, andava a concludersi a ridosso del Colosseo; oppure offriva uno spettacolo emozionante di ambiente e paesaggio, quando attraversava i Castelli Romani o si concludeva qui. Il Giro del Lazio quindi come evento sportivo, ma soprattutto come vetrina di promozione del territorio: una spesa per l’organizzazione, che si compensava ampiamente con il ritorno d’immagine e di visibilità per territori del Lazio che, al di fuori di questo, difficilmente riescono a bucare lo schermo e presentarsi al grande pubblico.
La Regione, la Città metropolitana, singoli Sindaci, aggregazioni sovracomunali – comunità montane, unioni di comuni, consorzi, altro – associazioni d’imprese, li invito a raccogliere questa riflessione e assumere l’iniziativa necessaria a far tornare il Giro del Lazio.