Bevilacqua va alla scoperta dell’anima dell’Italia…

 

La curiosità di conoscere l’Italia attraverso i suoi borghi più nascosti, che sono il contorno necessario alle grandi città italiane. L’amore di un uomo, Osvaldo Bevilacqua, che ha fatto della sua passione una professione raccontando con garbo, gentilezza e competenza la nostra nazione entrando dritto nel cuore delle varie realtà e della gente. È stato un pomeriggio splendido quello della Mondadori Bookstore di Velletri con il giornalista, scrittore, e conduttore tv che ha voluto in apertura fare i complimenti alla Libreria per la fervente attività culturale, svelando il suo legame con Velletri (“Mi ricorda il mio papà che aveva una vigna, una città bella, viva che ogni volta mi fa scoprire cose nuove e che ho anche trattato in una puntata di ‘Sereno variabile’ perché davvero meritevole di attenzione”). Prima della presentazione, intensa e con tanto calore da parte del pubblico che ha apprezzato la simpatia e il coinvolgimento di Bevilacqua, lo stesso autore ha rilasciato un’intervista in esclusiva per l’Ufficio Stampa Mondadori in cui ha raccontato le tappe che hanno portato alla nascita de “Il Paese dei Mille Paesi” (Rai Libri).

 

Osvaldo Bevilacqua, questo libro è frutto della sua esperienza di viaggio, sia per lavoro che per passione? <<Sì, ed è stato preceduto da altre pubblicazioni sul viaggio, il viaggio nella sua più ampia accezione, quello dentro di noi, quello pratico e quello teorico. La mia filosofia mi impone di dire a tutti “aprite la porta e uscite!”, fate come fanno i giovani, per loro il viaggio è la vita. Io ho chiamato il turismo “passaporto per la pace” e non ci sono confini. Spesso i giovani antepongono tra i loro desideri il viaggiare e l’occuparsi, io invito tutti a mettersi in moto e ad aprire quella porta e uscire>>.

 

Ha citato Asimov, fra viaggio e fantasia… <<Sì, ricordo quando ebbi il piacere di intervistarlo. Disse che aveva viaggiato talmente tanto con la fantasia che non aveva più bisogno di viaggiare… io dico che bisogna sempre avere il desiderio, anche nel momento in cui le persone con disabilità hanno più ausili per muoversi, e possono fare cose che fino a ieri era impossibile fare. Personalmente mi do da fare e dico “pensate alle persone con disabilità, fate qualcosa in più per loro, è un investimento”>>.

 

Come nasce questo libro dal titolo fortemente simbolico? <<È uno dei viaggi che ho fatto e continuerò a fare alla scoperta dell’Italia nascosta dove racconto quello che accade in alcuni borghi di cui la gente non conosce nome, provincia e regione. Spesso mi dicono: “Ma è possibile che un paese come, ad esempio, Venafro, offra tutto questo?”. Anche quando ho fatto Velletri a “Sereno Variabile” quattro anni fa gli stessi veliterni mi dicevano “Ma dove sta questo posto che hai fatto vedere?”, quasi increduli>>.

 

È cambiato qualcosa rispetto ai precedenti libri in questo? <<Racconto di questa Italia cosa è cambiato, nel mio racconto, nel mio story telling è cambiato un concetto fondamentale: uno dei paesaggi più importanti è l’umanità, cioè la gente. Io ho bisogno di toccarla con mano, parlarci, e consiglio quando si va nei piccoli centri di parlare con gli anziani sulla panchina. Loro vi aprono le porte e dopo un’ora saprete la storia. Il territorio dove il protagonista è il giovane, il ragazzino, la mamma e l’anziano che raccontano cosa è cambiato e come è cambiato nasconde tante storie sconosciute>>.

 

E’ vero che per conoscere davvero l’Italia bisogna conoscere i piccoli borghi? <<Sono, come scrivo nel libro, l’anima del nostro paese. Velletri è già una metropoli rispetto ad altre città, ma ci sono angoli nascosti che ti fanno sentire vivo. Nelle città non capoluogo c’è un’altra aria… È come dire se è più bello stare nel paesaggio che ammiri, o meno, se è meglio vederlo da lontano o viverci dentro. Bisogna viaggiare con gli occhi della curiosità di chi arriva per la prima volta e vede una cosa. Per esempio tornando a Velletri ho già notato tante cose cambiate nel paesaggio, in negativo e in positivo, bisogna sempre stare attenti>>.

 

Un’ultima battuta sul teatro: tiene particolarmente a questi luoghi di aggregazione. <<Il teatro, già! Sono contento che a Velletri ci siano più teatri operativi, io misuro il grado di affidabilità di una città e di una comunità dal fatto che esista o meno un teatro, se non c’è il teatro sono scettico. Dico sempre “Fidatevi quando andate in una città qualsiasi e c’è un teatro”, sapere che anche nei piccoli paesi magari c’è un teatro vuol dire che c’è l’anima>>.