Babbo Natale ha sfrattato il bambin Gesù dalla sua grotta?

 

La festa di Natale venne fissata al 25 dicembre in epoca relativamente tarda per riempire di cristianità l’antica festa pagana dei saturnalia, che celebrava il sol invictus nel periodo immediatamente seguente al solstizio d’inverno (21 dicembre).

 

D’altra parte identificare Gesù con il sol invictus, anzi come colui che era venuto a squarciare le tenebre con la luce della verità, rimaneva piuttosto semplice. La festa così prese a riguardare Gesù, la sua nascita, la sua incarnazione, il suo divenire uomo.
Oggi, nella cultura occidentale, assistiamo ad una nuova rimozione, nella quale il posto del Bambino viene preso da un vecchietto barbuto vestito di rosso, che porta doni, e che pare si sia stabilmente insediato nelle menti delle persone.

 

Niente più “buon natale”, ma solo buone feste.
Qualcuno ha persino pensato di mandare l’augurio di “buon saturnale”.
Per tanti, ormai una maggioranza, la notte di natale si festeggia babbo natale che porta i doni.
Al termine delle feste, tanto per non dimenticare, dobbiamo fare qualche riflessione e porci qualche domanda per dare un senso ai nostri percorsi di vita.

 

In una società libera, democratica e multiculturale ci può stare anche questa necessità, da parte di alcuni, di prendere le distanze da un’esperienza di vita collettiva, che col cristianesimo fatto cultura aveva marcato antropologicamente le generazioni precedenti. Tuttavia non mi sembra che questa rimozione faccia capo a un diverso o nuovo modo di vedere la festa, quanto ad una semplice deriva di carattere commerciale, che si cerca di infiocchettare con risvolti culturali.

 

Senza voler entrare nel merito teologico e religioso della questione, desidero proporre qui alcune considerazioni di buon senso, che riflettono solo ed esclusivamente il mio pensiero, ed hanno lo scopo, a conclusione della festa, di dare un senso al nostro modo di vivere.

 

Mi ha aiutato in questa riflessione un biglietto d’auguri, che mi ha mandato un amico, in cui compare babbo natale saldamente insediato nella culla della grotta di Betlemme, San Giuseppe che lo sgrida invitandolo a lasciare la culla, mentre la Madonna in un angolo si tiene in braccio il Bambino Gesù. Una scena che fa tenerezza, come le tante scene di bambini che fuggono dalle guerre, o che sono costretti alla mancanza di nutrizione a causa della povertà o dell’abbandono, che alla fine strappano brandelli di spazi nei nostri telegiornali.

 

Nulla allora contro babbo natale. Vorrei però che facessimo nostro l’atteggiamento di San Giuseppe: non può occupare la culla. Essa appartiene di diritto al bambino che viene, ai tanti bambini che vengono al mondo e che hanno diritto di trovare accoglienza e calore. Avranno pure davanti una vita di sacrifici e di difficoltà, forse alla fine anche la morte in croce, ma tra questi bambini e un vecchietto vestito di rosso non ho dubbi: scelgo il bambino… dà più senso alla vita.