
I recenti dati statistici resi noti dall’Istat, a livello nazionale, ci parlano di un calo demografico sostanziale. Sono circa 17.000 i figli in meno iscritti all’anagrafe nel 2015 rispetto all’anno precedente e, nei primi sei mesi del 2016, si è verificato un ulteriore calo del 6%.
A tutto questo si deve aggiungere che il 31% dei figli hanno genitori non sposati e sorprendentemente diminuiscono le nascite tra le coppie di stranieri. Il calo demografico è principalmente attribuibile al fatto che le donne in età fertile sono sempre meno e sempre meno intenzionate ad avere un figlio.
Calando questa realtà nel nostro Comune e consultando le tabelle ufficiali, ci rendiamo conto che, nel nostro piccolo, non siamo da meno e che l’indice di vecchiaia nel 2016 è pari al 142,1%, dato che dal 2007 si è incrementato notevolmente e che delinea un lento e inesorabile cammino verso il suo impoverimento demografico. Non siamo noi a sentenziarlo ma i dati statistici che ci prospettano una realtà preoccupante.
La nostra città è un importante crocevia ferroviario e aereoportuale, siamo in possesso di una ricchezza che non traspare o che, quanto meno, non vogliamo sfruttare per incrementare l’economia e il turismo del territorio.
Possediamo un patrimonio archeologico a cui rivolgiamo un’indifferenza vergognosa, perdiamo di vista che la nostra collocazione territoriale ci consente di rappresentare un valido supporto residenziale alla città capitolina attraverso la nostra rete ferroviaria, svolgendo il ruolo di cerniera tra Roma e i Castelli. Eppure, nonostante tutto questo, la nostra impassibilità di fronte al depauperamento demografico, continua ad essere sconcertante.
Le tabelle allegate parlano di decrescita delle nascite e di incremento delle mortalità, parlano di un aumento della popolazione con un indice di vecchiaia che rasenta il 142%. Una città che inneggia alla senilità dove, con tutto il rispetto, si propongono costruzioni di centri anziani ma non si incrementa la nascita di centri socio culturali per il futuro di questa città “i nostri ragazzi”.
Quanti di noi, in qualità di genitori, esortano i propri figli adolescenti ad uscire? Ma il territorio che cosa offre? L’adolescenza di oggi rappresenta lo stereotipo dei ragazzi annoiati, con una forte propensione alla mancanza di stimoli, senza punti di aggregazione, che hanno perso il gusto del dialogo diretto nascondendosi dietro ad una chat.
Ma nel caso specifico non possiamo certo dargli torto: vivono in una città dormitorio e preferiscono incontrarsi altrove, abbandonando una città che gli appartiene ma che non sentono propria o che non ha le strutture adatte per accogliergli.
Vorremmo quindi rivolgerci a tutta la classe politica sollecitandola a considerare il fatto che bisogna guardare al futuro e quel futuro è proprio rappresentato da loro, che il bacino di voti su cui devono lavorare non appartiene al vecchio ma al nuovo dal momento che “Irreparabile, incurabile, irreversibile, sono le parole che, anche non dette, rimbombano nel grande teatro della vecchiaia”.