Ciampino Bene Comune torna a bomba sull’IGDO

 

L’Associazione Ciampino Bene Comune torna a parlare dell’Igdo e dei molteplici lati oscuri che si aggirano intorno alla storia dell’Istituto Gesù Divino Operaio. Nei giorni scorsi sono trapelate le prime indiscrezioni in base alla quali sembra che il compratore dell’immobile sia un noto imprenditore del trasporto locale, che avrebbe acquistato il complesso, insieme ad altri imprenditori in cordata, per 1.610.000 euro.
Una cifra di poco superiore alla base d’asta, che era di un milione e mezzo; decisamente concorrenziale considerando la sua posizione ed il valore storico che rappresenta: parametri che alcuni anni fa hanno concorso alla sua stima di 7 milioni di euro.

 

Emblema primario del trascorso storico della città di Ciampino, l’immobile è stato per anni considerato la punta di diamante delle passate campagne elettorali, per poi essere di nuovo abbandonato al suo inesorabile destino.
L’Associazione Ciampino Bene Comune continua a battersi per la sua tutela, approfondendo la lettura degli atti che si sono susseguiti in questi venti anni, e sottolineando le contraddizioni comportamentali dei Commissari liquidatori della proprietà e della Soprintendenza paesaggistica.
La prima incoerenza, secondo le analisi della stessa associazione, si palesa nel 2003 quando la proprietà produce una relazione in cui viene paventato il disinteresse ad una eventuale tutela dell’immobile in termini storici, architettonici e demo-etnoantropologici.

 

Una perizia, secondo loro, di parte, che ha indotto la stessa Soprintendenza ad accettarla, revocando l’avvio del primo vincolo. Nonostante il ravvedimento successivo della stessa Soprintendenza, che ha tentato per due volte di riaprire la procedura senza rinnegare la perizia ma ignorandone l’esistenza, il Consiglio di Stato ha bocciato, entrambe le volte, le istanze. La mobilitazione cittadina, raccolta intorno alla sigla IGDOLAB, ha delineato, punto per punto in una lettera, le contraddizioni suffragate da una serie di testimonianze e documenti storici, evidenziando la totale erroneità della tesi sostenuta dalla Siciet proprietaria dell’immobile che, successivamente, cambia rotta e sposa, con passione, il documento pubblicato nel 2008 dall’IGDOLAB.

 

L’ammissione, da parte della società, dell’alto valore storico, paesaggistico e simbolico del bene stabilisce chiaramente che lo stesso non può subire una trasformazione immobiliare da cui si possa trarre guadagno giustificando così un ipotetico investimento.
Ed è alla luce di tutto ciò che l’associazione, a chiari note, pretende che venga fatta chiarezza come dichiara, in un suo comunicato, ravvedendo la possibilità di perseguire solo due strade:
O l’IGDO non ha un valore culturale (come sosteneva la prima perizia) e quindi è appetibile per investimenti che ne sfruttino il grande valore commerciale. Oppure l’IGDO ha effettivamente un grande valore storico, architettonico e simbolico e quindi si può e si deve avviare nuovamente una procedura di vincolo.

 

Ma la loro più grande perplessità dell’associazione scaturisce da una domanda forse semplice all’apparenza, ma che nasconde un retroscena poco chiaro, ossia: “Se dovesse essere vera la prima ipotesi, per cui si darà seguito a quanto contenuto nel Piano regolatore del 1998 e la superficie dell’IGDO sarà sfruttata a fini commerciali per hotel, multisala, residenze ed altro; come si giustifica l’abbassamento di 5,5 mln di euro di cui ha beneficiato l’attuale proprietà?”. In conclusione “Chi risarcirà lo Stato e quindi i cittadini di questa regalia?”