IMPRENDITORE ROMANO VITTIMA DELLA MAFIA

 

La mani della Mafia, almeno in senso letterale, arrivano anche a Roma. A pagarne i danni un commerciante romano, della Tiburtina, operante proprio nei pressi della stazione Tiburtina con la sua attività di noleggio auto a medio e lungo termine.

 

Nella notte tra il 3 ed il 4 novembre, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere per sei persone, ritenute a vario titolo responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso, “procurata inosservanza di pena” e “possesso di falsi documenti di identificazione”.
L’indagine è stata avviata a seguito della denuncia presentata lo scorso 14 luglio dall’imprenditore, presso il Nucleo Investigativo CC di Via In Selci, nei confronti di un pregiudicato di origini catanesi, stabilitosi ormai da decenni con la propria famiglia nel litorale sud della Capitale. La vittima denunciava di aver subito minacce e violenze da parte del latitante, della sua convivente romana e da altre 4 individui provenienti dalla Sicilia che, insieme, gli avevano tentato di estorcere 40mila euro, riuscendo a strappargliene 2mila.

 

Le successive indagini, sviluppate anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito di ricostruire in maniera compiuta l’intera vicenda, permettendo poi l’identificazione di tutti i partecipanti agli episodi riportati dalla vittima.

 

I fatti:
“Il pregiudicato di origine catanese – recita la nota del Nucleo investigativo – fingendosene legittimo proprietario, nel giugno 2016 aveva ceduto tre autovetture del valore complessivo di circa 60.000 euro al citato imprenditore, operante come detto nel settore del noleggio di autoveicoli.
Dopo aver ricevuto circa 30.000 Euro a titolo di anticipo del prezzo complessivo concordato per la vendita dei tre veicoli – da saldarsi all’atto del formale passaggio di proprietà – il pregiudicato catanese aveva preteso la restituzione delle tre vetture o, in alternativa, la dazione di ulteriori 50.000 Euro da parte della vittima.
Al fine di vincere le resistenze della vittima, il pregiudicato catanese, la sua convivente ed altri quattro soggetti di origine siciliana, tra il 10 ed il 14 luglio, avevano minacciato di morte e malmenato l’imprenditore e, al fine di incutergli maggiore timore, lo avevano anche informato di essere appartenenti ad un’organizzazione mafiosa operante nella provincia di Catania (informazione risultata poi vera per due degli arrestati, Ndr). Il 14 luglio 2016, a seguito di reiterate minacce, avevano costretto la vittima a firmare un assegno del valore di 2000 Euro, incassato nei giorni successivi.
Il 18 luglio inoltre, due dei sei estorsori avevano percosso l’imprenditore, per rapinarlo della somma contante di 1.600 Euro, il tutto proprio presso l’attività commerciale della vittima”.

 

Gli sviluppi e l’epilogo:
Uno dei due annovera condanne definitive per omicidio e associazione di tipo mafioso. L’altro, invece, figlio di un ergastolano condannato per omicidio e associazione mafiosa, si era reso irreperibile dallo scorso mese di marzo scorso a seguito di una condanna definitiva ad 8 anni di reclusione per rapina aggravata e porto abusivo di armi.
Le attività investigative hanno permesso di stabilire che il secondo, sebbene latitante, aveva partecipato agli episodi estorsivi contribuendo, insieme agli altri, ad intimidire la vittima.

 

Lo scorso 8 agosto, individuato nell’ambito delle attività in corso, i Carabinieri di Via In Selci lo avevano fatto arrestare dai colleghi di Catania mentre si trovava all’interno di un centro commerciale con la moglie per compiere acquisiti, durante una trasferta in terra etnea.

 

Dalle indagini svolte dal Nucleo Investigativo di Roma è emerso, altresì, che il latitante, utilizzando documenti contraffatti ed avvantaggiandosi dell’appoggio logistico del conterraneo artefice della vicenda estorsiva, aveva ormai stabilito il suo covo nell’area laziale compresa tra Aprilia e Pomezia.