
Ormai da tempo le Banche costituiscono un significativo centro di attenzione per l’allarme sociale che desta una situazione di crisi che fatica a risolversi. Nell’ottica di monitoraggio e controllo, Banca d’Italia ha pubblicato lo scorso 27 Ottobre un interessante studio sulle Banche italiane di minore rilevanza (complessivamente 462 Banche, di cui 355 BCC).
Il documento conferma che i piccoli Istituti risultano avere, al 30 Giugno 2016, un maggior grado di patrimonializzazione – quindi una maggior sicurezza – rispetto alle Banche di maggiore dimensione, e che gli altri importanti “parametri vitali” sono nel complesso allineati tra i due “gruppi” di indagine.
L’analisi condotta dalla Banca d’Italia conferma altresì un quadro di solidità del sistema delle Banche “minori”, analogo a quello delle Banche italiane definite come “di dimensioni più rilevanti”. In particolare evidenzia: una solidità patrimoniale, misurata dal “CET1 ratio”, pari al 15,5%, rispetto ad un dato delle Banche maggiormente significative dell’11,70%; un grado di copertura delle sofferenze (coverage ratio) pari al 43,6%, rispetto ad un risultato delle Banche più grandi del 46,6%; infine, una incidenza dei crediti deteriorati sul totale impieghi (NPL Ratio) pari a 12,5%, rispetto al 10,50% delle Banche di maggiore dimensione.
Numeri significativi e tranquillizzanti per chi, con fiducia, affida i suoi risparmi a banche di minori dimensioni e in particolare alle BCC che per vocazione sostengono il territorio.
A tal proposito, il Presidente della BCC Tuscolo, dott. Claudio Vinci (NELLA FOTO), sottolinea con orgoglio i positivi risultati ottenuti dal suo istituto a partire dall’esercizio 2015. Quelli di seguito da lui esposti sono alcuni dei più significativi indicatori del grado di sicurezza di una banca: <<Il CET1 ratio della nostra Banca presenta un valore del 15,47%, sostanzialmente in linea con la media delle piccole Banche, mentre ben al di sopra della media risulta il livello di copertura delle sofferenze il quale, al 30 giugno 2016, era pari al 57,24%>>.
Un altro ottimo risultato raggiunto dalla BCC del Tuscolo è rappresentato dalla importante riduzione dei costi operativi, diminuiti dai 7,8 milioni di euro del 2014 ai 7 milioni di euro del 2015 e stimati – in ulteriore contrazione – a 6,4 milioni nel 2016. Con riferimento a tale aspetto, il Presidente evidenzia che <<questo risultato è stato ottenuto agendo sull’analisi e la rivalutazione di tutti i contratti in essere, ricercando la riduzione dei costi a parità di servizio, e selezionando i fornitori tra i nostri Soci. Segnale, non meno importante sotto tale profilo, è la diminuzione dei compensi elargiti a favore del Presidente, dei Consiglieri di Amministrazione e del Direttore Generale, scesi dai 256 mila euro del 2014 ai 222 mila euro del 2015>>.
Le sfide che la BCC del Tuscolo deve ancora vincere sono la riduzione dell’incidenza delle sofferenze sul totale impieghi e la capacità di generare reddito prescindendo dal contributo della finanza.
<<Per superare tali criticità – spiega Vinci – occorrono un cambio di passo e la capacità di intuire e guidare i futuri processi di aggregazione. In questo percorso ho ottenuto il sostegno del Consiglio di Amministrazione: insieme è stato possibile portare avanti con accortezza e determinazione il progetto di fusione con la consorella BCC dei Castelli Romani allo scopo prioritario di realizzare una nuova Banca più solida e stabile, fortemente attaccata ai Soci ed alla comunità, e di rispondere tempestivamente alle sfide competitive poste dalla radicale modifica del sistema cooperativo determinata dalla recente riforma in fase di attuazione>>. Tale progetto è stato valutato favorevolmente dalla Banca d’Italia, che ha rilasciato la sua approvazione nello scorso mese di Settembre, sottolineandone l’importanza.
Il progetto di fusione sarà sottoposto al vaglio ed all’approvazione dei Soci nel corso della prossima Assemblea Straordinaria del 19 novembre, quando la compagine sociale sarà chiamata a decidere su un tema di primaria e vitale importanza per il futuro dell’Istituto e, conseguentemente, delle comunità dallo stesso sostenute sin dalla sua fondazione nel lontano 1918.
Il Presidente – sostenuto dal Consiglio di Amministrazione, dalla Direzione e dall’intera struttura – ritiene, infatti, che l’operazione di aggregazione con la BCC dei Castelli consenta di affrontare le principali criticità delle BCC descritte nel citato documento della Banca d’Italia: <<Il sistema delle BCC ha mostrato di recente, in alcune sue componenti, difficoltà connesse principalmente con il modello operativo e di business, caratterizzato dallo svolgimento dell’attività in ambiti territoriali circoscritti, da dimensioni contenute e dalla specializzazione nell’attività tradizionale verso clientela al dettaglio. Con il perdurare della crisi economico-finanziaria i flussi di autofinanziamento delle BCC sono andati inaridendosi, per la minore profittabilità dell’attività d’impiego e il peggioramento della qualità dei prestiti. Nel contempo, la rigidità della struttura dei costi non ha agevolato recuperi di efficienza. La frammentazione del sistema, inoltre, non ha favorito l’avvio di azioni di razionalizzazione e ammodernamento, soprattutto con riguardo alle reti distributive>>.
<<Le ragioni – chiude il Presidente – del grande impegno profuso da tutti nel migliorare i numeri patrimoniali della Banca non devono arrestarsi ora e l’operazione di fusione consentirà di raggiungere due risultati importanti: sostenere il territorio e garantire i risparmi di soci e clienti>>.