LA CRISI MINA LA DIETA E LA SALUTE DEGLI ITALIANI

 

Non c’è più la classe media in Italia! Lo diciamo tutti, ormai da un bel po’ di tempo, con la forbice sociale che man mano tende ad allargarsi, con inevitabili ripercussioni in ogni campo, anche a tavola. Da una ricerca del Censis, pubblicata a fine ottobre, vediamo come si amplia il food social gap tra le famiglie a basso reddito e quelle benestanti. Nel periodo 2007-2015 la spesa alimentare è diminuita in media del 12,2%, ma nelle famiglie operaie è crollata del 19,4% e, in quelle con a capo un disoccupato, addirittura del 28,9%. Si rinuncia soprattutto alla carne, una volta simbolo del raggiunto benessere. Ma con meno carne, pesce, frutta e verdura aumentano i rischi per la salute degli italiani.

 

Addio buona tavola:
Sempre meno italiani, dicevamo, mangiano carne, pesce, frutta e verdura e, secondo l’indagine del Censis, sono oltre 16 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno ridotto il consumo di carne.
Oltre 10 milioni di nostri connazionali hanno diminuito il consumo di pesce, e circa 3 milioni e mezzo di popolazione rinuncia a rutta e verdura. Con il minore consumo degli alimenti di base della buona dieta italiana, spesso sostituiti con prodotti artefatti e iper-elaborati a basso contenuto nutrizionale, si minaccia l’equilibrio delle diete quotidiane delle famiglie e si generano nuovi rischi per la salute.

 

La distinzione di ceto a tavola:
Sono le famiglie meno abbienti a ridurre di più gli alimenti di base della buona dieta italiana. Nell’ultimo anno hanno ridotto il consumo di carne il 45,8% delle famiglie a basso reddito contro il 32% di quelle benestanti. Per il pesce, il 35,8% delle meno abbienti e il 12,6% delle più ricche. Per la verdura, riducono il consumo il 15,9% delle famiglie a basso reddito e il 4,4% delle più abbienti. Per la frutta, il 16,3% delle meno abbienti e solo il 2,6% delle più ricche. <<Se nell’Italia del ceto medio – spiegano dal Censis – vinceva la dieta equilibrata dal punto di vista nutrizionale disponibile per tutti, nell’Italia delle disuguaglianze il buon cibo lo acquista solo chi può permetterselo>>.

 

In picchiata la spesa alimentare:
Si allarga il food social gap. Nel periodo 2007-2015 la spesa alimentare delle famiglie italiane è diminuita in media del 12,2% in termini reali. Ma nelle famiglie operaie è crollata del 19,4% e in quelle con a capo un disoccupato del 28,9%. <<Le differenze a tavola – fa notare la nota del Censis – diventano distanze e ormai fratture: si mangia quel che ci si può permettere, e il dibattito ideologico sul valore nutritivo degli alimenti è fuorviante>>.

 

Allarme carne:
Il crollo dei consumi minaccia la dieta mediterranea. Nel periodo 2007-2015 la spesa per la carne è scesa del 16,1%. Nello stesso periodo in Europa solo i greci (-24%) hanno tagliato di più degli italiani (-23%) il consumo pro-capite annuo di carne bovina. Queste riduzioni intaccano consumi di carne che in Italia erano già inferiori agli altri Paesi europei.
<<Le lancette della nostra società – puntualizzano dal Censis – rischiano di tornare indietro alla tavola per ceti, quando l’accesso alla carne era il segno di un raggiunto status di benessere. La dieta italiana, fatta di quantità adeguate di cereali, carne, pesce, frutta e verdura, olio d’oliva, formaggi, legumi, ecc., che ci ha portato ad essere uno fra i popoli più longevi al mondo, con un’aspettativa di vita media di 85 anni per le donne e di 80 anni per gli uomini, rischia di sparire dal quotidiano delle nostre tavole>>.

 

Rischio salute dalla cattiva alimentazione:
La riduzione del consumo di alimenti come carne, pesce, frutta e verdura minaccia soprattutto l’equilibrio nutrizionale della dieta delle famiglie italiane, a lungo considerata nel mondo un modello a cui ispirarsi perché fondamento del mangiare equilibrato. E aumenta così il rischio di patologie. I tassi di obesità, non a caso, sono infine più alti nelle regioni con redditi inferiori e con una spesa alimentare in picchiata.