L’esasperazione dei cittadini di via Tiberina

 

Il neo Comitato di Via Tiberina scrive una lettera di protesta al Campidoglio e al Municipio XV in cui denuncia il grave stato di abbandono e degrado in cui vivono da anni. Un chilometro di strada tra la via Tiberina e il Tevere in cui vivono 150 residenti senza acqua, fogne e gas.
Solo qualche mese fa sono stati beneficiati dall’unica linea di trasporto pubblico lo 020. A poco meno di 3 chilometri da Prima Porta è come se vivessero in un altro mondo dimenticato da tutti, senza servizi nonostante lo stanziamento dei finanziamenti per la realizzazione di opere di urbanizzazione che continuano ad essere solo un miraggio.

 

Ad aggravare il decoro urbano, le numerose discariche presenti e il fenomeno della prostituzione che si manifesta anche in pieno giorno, per non parlare della vicinanza del Camping River, in cui vivono 120 famiglie rom, struttura che, secondo il bando indetto da Roma Capitale per il reperimento di una nuova area attrezzata, non verrà più smantellata.
I residenti, logorati dallo stato di arretratezza in cui sono costretti a vivere, hanno deciso di unire le forze e di costituirsi in un Comitato cittadino che interagisca con le amministrazioni.

 

<<Ovviamente – scrive il Comitato di Via Tiberina nella lettera inviata al Campidoglio e al Municipio XV – la leva che ha stimolato la nostra iniziativa è legata principalmente al forte impatto della presenza del River con un tessuto molto fragile sotto il profilo sociale e territoriale. Ma non solo: le nostre zone attendono da anni il completamento dei lavori per la realizzazione della rete fognaria e della rete idrica.

 

Sono assenti il gas e i servizi basilari. Ciò che invece non manca sono le tante discariche a cielo aperto. Lungo la Tiberina, ogni giorno, stazionano decine di ragazze di nazionalità straniera che si prostituiscono e solo pochi mesi fa una di loro ha perso la vita mentre attraversava la strada, perché a causa dell’alta velocità, la Tiberina è anche pericolosa>>.

 

L’illegalità diffusa, i problemi di sicurezza rendono la vita insopportabile, pertanto chiedono una data certa sulla chiusura del River, l’istituzione di un osservatorio con il Dipartimento Sociale, Municipio, Forze dell’Ordine, Asl, Ama e una rappresentanza del comitato stesso e dei residenti del villaggio.
La sua istituzione non dovrà essere solo formale ma dovrà fattivamente contribuire alla chiusura definitiva del campo: <<Riteniamo che solo attorno ad un impegno sincero su questi tre punti – incalza il Comitato – sia possibile superare le diffidenze e ristabilire un rapporto di normalità tra cittadini e amministrazione>>.