MECENATI IN AIUTO DEL PATRIMONIO MONUMENTALE DI ROMA

A Roma poco si è fatto (ma si spera che molto si farà), sul fronte della cura dell’immenso patrimonio storico-archeologico cittadino. Ora, grazie al mecenatismo dei privati, in un momento storico  in cui i bilanci delle amministrazioni pubbliche non consentono di farsi completamente carico di manutenzioni e ristrutturazioni degli innumerevoli siti da proteggere, l’intervento di facoltosi privati diventa quanto mai importante. Il punto sul tema è stato fatto a Palazzo Senatorio il 25 maggio us, in sala della Protomoteca, dal Commissario Straordinario Francesco Paolo Tronca e dal sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce.

Il ruolo crescente dei privati nella tutela dei monumenti romani si lega a doppia mandata alle prospettive del Piano di Gestione del sito Unesco, dichiarato patrimonio dell’umanità nel 1980 e ampliato nel ’90 fino a comprendere 1.400 ettari, in parte fuori dal centro storico. Il piano, atteso da oltre dieci anni, è stato approvato recentemente con delibera commissariale n. 62 del 29 aprile scorso. Costituisce un atto d’indirizzo, dettando le linee per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali ad ogni livello. Quattro le direttrici individuate: “conoscenza”, “protezione, tutela e conservazione”, “valorizzazione” e “promozione”. Determinante ormai il contributo delle “elargizioni liberali” di istituzioni e gruppi privati, sia italiani che stranieri. E’ grazie al loro che dal 2012 sono stati impegnati 15 milioni di euro in manutenzione e restauri, condotti su monumenti, siti archeologici e fontane sotto il controllo della Sovrintendenza capitolina. Tutti lavori di grande importanza e tutti a costo zero per il Campidoglio. Gli esempi più noti: Fontana di Trevi e Quattro Fontane, con le somme messe a disposizione da casa Fendi; fontana del Babuino (Brioni Moda); fontana del Quirinale (con il denaro del magnare uzbeko Alisher Usmanov); Sala dei Filosofi ai Musei Capitolini (Repubblica dell’Azerbaijan); illuminazione dei Fori Imperiali (Unilever, Acea).

Altri interventi sono in via di ultimazione: Sala degli Imperatori ai Musei Capitolini (Enel GreenPower) e la scalinata di Trinità dei Monti (Bulgari). Altri ancora sono stati avviati da poco, come la Sala degli Orazi e Curiazi ai Musei Capitolini (di nuovo Usmanov) o stanno per partire, come lo scavo del primo tratto di via Alessandrina (Repubblica dell’Azerbaijan) e il Mausoleo di Augusto (Fondazione Telecom). In fase di progettazione, infine, un’ulteriore tornata di lavori sulle fontane storiche a carico della maison Fendi: mostra dell’Acqua Paola al Gianicolo, fontana del Mosè, fontana del Ninfeo al Pincio, fontana del Peschiera.

Ora, poi, arriva il piatto forte: 238 milioni 500mila euro di interventi da finanziare, tutti “macro-progetti” sull’area archeologica centrale, su Colle Oppio, sull’area archeologica di largo Argentina, sulla Galleria d’Arte Moderna e sul Museo della Città a via dei Cerchi. E ancora nei programmi di Roma Capitale ci sono: 171 milioni 525mila euro di progetti per altri monumenti tra centro e periferie, 10 milioni 411mila euro per restaurare quasi ottanta fontane e 15 milioni 415mila euro per manutenzione e decoro. Vedi qui le cento proposte del Campidoglio ai potenziali mecenati.

E loro, i mecenati, cosa ci guadagnano? Intanto il ritorno di immagine, poi gli sgravi fiscali: il credito d’imposta del 65% per le “erogazioni liberali a sostegno della cultura”, in base alla legge del 2014 sull’art bonus (e Roma Capitale è ovviamente tra le amministrazioni riconosciute dal Mibact per l’attribuzione dei benefici fiscali). Caso particolare, il fondo Rome heritage della King Baudouin Foundation, destinato alla raccolta di risorse negli Usa: in questo caso le donazioni beneficiano dell’intero sgravio fiscale previsto dalle norme federali statunitensi.