Immaginate Rio de Janeiro come una città stupenda piena di hotel di lusso, di bambini che giocano a calcio sulla spiaggia e di gente che balla il samba a tutte le ore? È esattamente così. Rio è una città unica, grande, variopinta, accogliente e pericolosa, ma appassiona.
Nonostante le Olimpiadi, anzi, forse proprio a causa di questo evento al quale ho avuto la fortuna di assistere, la città è stata messa in sicurezza, i controlli erano moltissimi, così come la polizia in giro per le strade, talmente tanta che nelle mie orecchie, a distanza di giorni dal rientro, risuonano ancora le sirene spiegate. Si sentono spari frequenti mentre cammini per strada, chiedere se siano colpi d’arma da fuoco è inutile, poiché nemmeno dall’altra parte del mondo si è soliti fare fuochi d’artificio in pieno giorno.
Nonostante cellulari che spariscono in un batter d’occhio e furti a go-go, questa città merita una visita: i suoi panorami sono pazzeschi, penso unici al mondo e non deludono le aspettative. Sulle vette della città si respira un’aria unica: quando sali con la funivia in cima al Pao da Azucar ti senti il re del mondo e il cuore si riempie di emozioni. Come fanno ad esistere luoghi così magici? Gli stereotipi spesso sono veri e Rio ne è la conferma: sulle spiagge di Ipanema e Copacabana è sempre festa, si sorseggia caipirinha a tutte le ore, i lati B delle brasiliane sono in bella mostra nei loro perizoma colorati e tantissimi sono i venditori ambulanti, alcuni con una spiccata vena artistica, che per pochi Reais ti permettono di riportare a casa un ricordo di quel posto unico.
La città carioca è un incontro continuo di musica, di colori e di sapori: inconfondibili i mattonati bianchi e neri che costeggiano i km di spiaggia, così come il profumo di churrasco, lo spiedino di carne tipico brasiliano, che invade le vie del centro, così come le canzoni in radio o in tv che richiamano continuamente il carnevale, il samba e i capi saldi della cultura carioca. I brasiliani sono nazionalisti, hanno tifato fortissimo i loro connazionali alle Olimpiadi, hanno reso le arene di tutte le discipline sportive e hanno lavorato sodo con Rio 2016, riuscendo a portare a termine in un impegno davvero al di sopra delle loro possibilità. Ce l’hanno fatta, con molte difficoltà, a garantire un ottimo svolgimento delle Olimpiadi: Rio 2016 è stata un successo, e l’appuntamento è stato seguito nelle case di tutto il mondo con molto pathos, ma vissuto con ancor più enfasi sul posto.
Ma questa splendida città, oltre al calcio, al carnevale ed alla musica, ha anche degli aspetti molto difficili, delle diversità culturali ed economiche che si percepiscono immediatamente: le favelas sono tante e di dimensioni sproporzionate; di notte illuminano le pendici delle montagne e somigliano a dei presepi, e lì c’è molta vita, ma poca reale speranza di cambiamento.
L’aver toccato con mano cosa significa vivere lì, poiché ho avuto la fortuna di essere ospitata da alcuni conoscenti in un loro tipico paesino a 40 km da Rio, mi ha fatto davvero capire come vivono queste persone: mangiano quando hanno fame, non hanno bisogno di un tavolo, guardano la tv nel tempo libero, ma nelle loro modeste abitazioni, nonostante ci sia l’aria condizionata, non c’è nemmeno un libro. La loro vita trascorre così, stando relaxados sul divano, pregando e uscendo per la strada, dove trascorrono la maggior parte del tempo.
Nessuno dei brasiliani del villaggio che ci ha ospitato era salito sul Corcovado, nessuno di loro visitato i maggiori punti di interesse della città, poiché è impossibile avere accesso con i loro limitati stipendi a quelle attrazioni che sono solo meta di turisti e ricchi imprenditori.
Rio de Janeiro è ricca di storia, di personaggi indimenticabili e di locali alla moda, ma anche di uomini e donne che si accontentano di poco, che si fanno la doccia con i fili della corrente liberi e che restano completamente al buio quando tira vento e c’è brutto tempo, poiché soprattutto lì, nella “capitale” del Brasile, i drammi esistenziali sono tantissimi e, nonostante le Olimpiadi e l’ondata turistica, resteranno tali.
Disagio e degrado, ma una grande umanità per un popolo che non sa nemmeno cosa ci sia oltre lo schermo dei loro televisori.