SCIACALLAGGIO POLITICO POST TERREMOTO

 

La terra continua a tremare e il Centro Italia, da quel lontano 26 agosto con il sisma che ha colpito Amatrice e i comuni limitrofi, non ha avuto più pace. Gli eventi sismici hanno, senza distinzione di sorta, un unico comun denominatore: disperazione e morte ma, gli effetti collaterali, superato il primo momento di disorientamento psicologico, si ripetono ciclicamente.

 

Le macchine dei soccorsi si mettono in moto e parallelamente il fenomeno dello sciacallaggio miete le sue vittime. Gli italiani, per natura, sono un popolo che si contraddistingue, almeno per la maggior parte dei suoi componenti, per un altruismo e patriottismo commoventi, a cui purtroppo si contrappone un’altra considerevole realtà che svilisce le azioni umanitarie del loro contenuto.

 

Ma non immaginavo che una tale catastrofe potesse suscitare, nell’animo umano, il desiderio irrefrenabile di mettersi in mostra e cavalcare la catastrofe, anziché l’onda com’è giusto che sia, per la propria visibilità, alimentando così il proprio egocentrismo.

 

Quelle che sto per fare sono considerazioni puramente personali e circoscritte alla realtà cittadina in cui vivo, quella di Ciampino. Il post terremoto ha generato una serie di meccanismi incontrollabili che hanno imperversato, sui social network, come schegge impazzite. Strumentalizzazioni di ogni genere e tipo. A pochi secondi dalle scosse che tutti abbiamo avvertito fin troppo bene, è stato azionato, come per incanto, l’interruttore dell’ideologismo narcisistico. Melense e provocatorie polemiche hanno disseminato un allarmismo ingiustificato nel tentativo estremo di ingigantire una situazione oltre misura e vanificare un controllo, da parte delle istituzioni locali, che si è regolarmente svolto secondo i canoni previsti.

 

Il mio giudizio è imparziale e non ha colore politico ma è il risultato di un analisi asettica di una serie di ingiustificati atteggiamenti e posizioni finalizzati al consolidamento di una visibilità costruita sulle preoccupazioni, più o meno attendibili, di coloro che le hanno manifestate. Trovo che sia eticamente scorretto un simile atteggiamento soprattutto quando tutto ciò parte da chi ha, a sua volta, ricoperto ruoli ammnistrativi. Credo che una sana opposizione su problematiche concrete sia più proficua di millantate allusioni con il solo scopo di raccogliere consensi.

 

Troppe volte si perde di vista che non si è sempre in campagna elettorale e che i consensi si costruiscono con i fatti e non con le parole! Ogni volta che accediamo ai nostri profili social ci viene chiesto a cosa stai pensando ed io vorrei esternare il mio di pensiero, quello che da giorni esprime il mio stato d’animo”… Vorrei registrarmi per dire: “Sto male per l’ennesima dimostrazione di strumentalizzazione mediatica”.