Una “lista rossa” per salvare i beni in pericolo

 

Quella di Italia Nostra Onlus è una storia lunga 60 anni. La sua fondazione risale al 29 ottobre 1955 quando, Umberto Zanotti Bianco, Pietro Paolo Trompeo, Giorgio Bassani, Desideria Pasolini dall’Onda, Elena Croce, Luigi Magnani e Hubert Howardche, ne firmarono l’atto costitutivo.
L’attività di volontariato svolta in questi sei decenni ha permesso la diffusione, in tutto il Paese, del concetto di “cultura della conservazione del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città”.

 

L’obiettivo dell’associazione non si limita a salvare dall’abbandono e dal degrado il patrimonio culturale e archeologico del nostro Paese, ma trova la sua chiave di volta nel raggiungimento del suo fine: la sua valorizzazione.
Questi i presupposti che hanno indotto, l’associazione stessa, a lanciare la campagna nazionale denominata “Lista Rossa” dei Beni culturali in pericolo.

 

Partita nel 2010 dopo il crollo della Domus dei Gladiatori di Pompei, a distanza di circa otto anni, con il crollo del tetto della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami a Roma, si torna a discutere sull’importanza del monitoraggio dei beni culturali.
L’ente volontaristico ricorda, in una nota, che il Mibac, in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Conservazione, ha predisposto la Carta del Rischio una sorta di “sistema informativo territoriale di supporto scientifico e amministrativo agli Enti statali e territoriali preposti alla tutela del patrimonio culturale. In pratica si tratta di una raccolta statistica di dati provenienti dalle Soprintendenze, dalle Università, da vari altri Enti e dal rilevamento dei danni dei terremoti: una enorme mole di dati per monitorare le criticità che sarebbe molto importante finanziare in modo adeguato, dotare di moderni mezzi di rilevamento e supportare con risorse umane”.

 

Tuttavia, nella consapevolezza della nutrita consistenza del nostro patrimonio a cui, secondo la stessa onlus, corrisponde una preoccupante esiguità dei mezzi messi a disposizione dalle Sovraintendenze, è praticamente impossibile garantire un efficace e capillare controllo su tutto il territorio nazionale.
Con la “Lista Rossa” si vuole concretamente offrire una mappatura del rischio nella consapevolezza che, cittadini e associazioni, abbiano il dovere di agire in maniera complementare alle istituzioni, suggerendo soluzioni per il bene comune.
Sono ben 350 i beni classificati in pericolo e monitorati dalle 200 sezioni territoriali di Italia Nostra ma, nella realtà, sono molto di più.

 

Solo nel Lazio ne sono stati catalogati ben 17, come il sistema fortificato medievale di Atina (FR), l’ex convento francescano di Velletri meglio conosciuto come la “Casermaccia”, l’Accademia della Scherma del Foro Italico e molti altri.
L’App di Lista Rossa, scaricabile sul proprio telefono, consente di segnalare, attraverso una foto: chiese, castelli, monumenti, borghi e palazzi abbandonati.
La segnalazione, con un semplice invio, arriva, tramite mail, ad Italia Nostra che provvederà a valutarla e ad approfondirne lo stato, per poi redigere una scheda informativa, corredata da foto, che verrà inserita nella loro mappa interattiva georeferenziata.