Nel febbraio scorso la Villa dei Casamonica alla Romanina, sequestrata e poi confiscata lo scorso anno, è stata assegnata alla Regione Lazio (leggi l’articolo pubblicato su Quaderni).
L’Osservatorio per la sicurezza e la legalità ha pubblicato due bandi di cui uno finalizzato alla ristrutturazione dei beni confiscati, mentre l’altro alla concessione a titolo gratuito della villa che apparteneva al clan.
Una superficie di 600 mq composta da due piani, che presto diventerà luogo di inclusione sociale. La Regione Lazio, al fine al fine di promuovere il recupero, la ristrutturazione e il riuso sociale dei beni confiscati, intende sensibilizzare le Istituzioni affinché l’agenda di governo si prefigga, come tema cruciale, il rilancio di questo processo.
Tutti dobbiamo essere protagonisti attivi per l’affermazione di questo valore culturale, etico e educativo nella lotta alle mafie, nell’ottica di sostenere il lavoro prezioso della Magistratura e delle Forze di Polizia.
La villa dei Casamonica, che ha rappresentato l’esponenziale personificazione della criminalità sul territorio locale, potrà così trasformarsi in un “patrimonio comune” della collettività per fini di utilità pubblica.
Il raggiungimento di questo obiettivo era impensabile 21 anni fa ed è stato ottenuto in seguito all’impegno e agli sforzi di molti e che trovano origine in un percorso lontano. Il personaggio ispiratore di questo progetto è un grande siciliano, Pio La Torre, ucciso dalla mafia il 30 aprile del 1982 con il suo autista Rosario Di Salvo, il quale intuì l’importanza di colpire le ricchezze della mafia e, con il Ministro dell’Interno in carica Virginio Rognoni, ispirò la prima legge sulla confisca dei beni. Il passo successivo si verificò nel 1996 con la legge n. 109, che prevedeva appunto il riutilizzo sociale di questi beni.
Le mafie non si possono sconfiggere solo con le armi ma anche e prima di tutto con il consenso sul piano culturale. Ed è per questo che la Regione Lazio lancia l’appello alle realtà del terzo settore “affinché sconfiggano la paura e partecipino in tanti al bando per l’utilizzo sociale di un immobile confiscato ad un clan che a Roma si caratterizza per il suo forte potere di intimidazione. Più domande arriveranno, più dimostreremo che insieme possiamo liberare Roma dai sodalizi criminali e dai loro affari illeciti. La partecipazione a questo bando può rappresentare un grande segnale di speranza e di riscatto per tutti i cittadini romani”.