È stato grazie al protocollo EVA, unito all’esperienza degli investigatori della Polizia di Stato che una donna è stata salvata dal tunnel di violenze domestiche che stava percorrendo da più di 13 anni. Negli anni, presentandosi nei vari Pronto Soccorso, accampava sempre scuse diverse pur di coprire il compagno: “Caduta accidentale in cucina”, “caduta da ciclomotore” e “morsi di cane”.
Ed invece era sempre lui, il compagno, che la picchiava finanche con parti di ante di armadio che, lui stesso, aveva distrutto in uno scatto d’ira.
L’ultimo accesso in ospedale, proprio grazie al protocollo EVA, che segnala i vari referti ed interventi “sospetti”, ha messo in allarme gli agenti del commissariato Colombo, diretto da Isea Ambroselli. Anche in quest’ultima occasione la donna, seppur con varie ecchimosi e l’ulna e radio fratturati, aveva cercato di proteggere il compagno con dichiarazioni fuorvianti.
I poliziotti hanno impiegato alcuni giorni a rintracciare la vittima nella propria abitazione ed hanno trovato la casa con gli arredi sfondati e sulle pareti alcune tracce di sangue. Solo dopo alcune ore la donna ha trovato il coraggio di raccontare agli agenti i 13 anni di violenze subite e, formalizzando la denuncia, ha fornito anche alcune foto che lei stessa si era scattato dopo ogni violenza.
L’uomo, oltre a picchiare la compagna con inaudita violenza, la minacciava regolarmente di sfregiarla con l’acido. Il GIP del Tribunale di Roma ha accolto la richiesta degli inquirenti ed ha emesso una misura cautelare in carcere a carico dell’uomo; sono stati gli stessi agenti del commissariato Colombo ad eseguire il provvedimento e ad accompagnarlo in carcere.